Dietro al progetto di restauro e consolidamento strutturale e non, tanto della giunta Chebello, quanto di quella Briano del Castello di Cairo, ci fu uno sforzo immenso, voluto e desiderato per restituire alla Città un luogo emozionante, carico di storia e suggestivo ad iniziare dalla via di accesso che dal livello della strada carrabile si inerpica su per la collina, offrendo l’occasione per una straordinaria passeggiata, al palco per spettacolo che è stato.

Valorizzare quanto resta del passato, renderlo testimonianza fruibile a beneficio soprattutto dei giovani, che dalla storia hanno più che mai bisogno di trarre segnali utili per comprendere il presente, per fermarsi a riflettere, per ricavarne chiavi di lettura e stimoli per approfondire.

Ma anche per noi che oggi amiamo così tanto rifugiarci nelle cose di una volta, in quello che siamo stati, anche in tempi lontani, per sentirci subito meglio, rinfrancati.

Così come renderlo palco di cultura, di ritrovo e perché no di musica e divertimento. Avevamo un’idea chiara allora ed era che il castello diventasse un luogo praticato. Lo vorremmo ancora. Vorremmo che tornasse a essere un punto fermo. Un bel posto a disposizione di tutti. Patrimonio di tutti.

Era un lavoro finito, che doveva restare, e che in qualche modo deveva e deve farci sentire orgogliosi.
Per noi il castello era simbolo di appartenenza alla comunità, lo è ancora e deve essere fruibile dalla comunità.
Il nostro impegno programmatico è di riaprirlo per favorire il turismo, la cultura e la vita sociale dei cairesi.

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